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Vampiromania
(edizioni Il Foglio, 2016)
Scegliere di parlare della letteratura vampirica è come lasciarsi andare al
peggiore degli incubi degli ultimi duecento anni. Dalla sua nascita (letteraria)
a oggi il vampiro e il suo mistero sono stati oggetto di centinaia tra romanzi,
racconti, film, telefilm, fumetti, cartoni animati, spettacoli teatrali, musical
giungono fino a noi: oggi i vampiri sembrano sbucare fuori ovunque e il
fascino che suscitano è ancora inspiegabilmente magnetico soprattutto nei
confronti delle generazioni più giovani. Di recente il vampiro è tornato
imponendosi come nuovo idolo della “cultura pop”, un’icona che detta legge
ovunque. Incarna il sogno prometeico della vittoria sulla natura, della
resurrezione del corpo e supera la paura della morte. Il vampiro è il simbolo
delle nostre paure, dei fantasmi delle nostre menti e dei nostri cuori. E
ancora il vampiro è il sex symbol ideale: il suo morso è metafora di godimento
sessuale, è l’uomo del mistero che segue solo le sue regole, è consacrato alla
ricerca del piacere, per l’eternità. Decidere di scrivere un libro sul vampiro è
opera titanica e amletica. Ci si trova davanti ad un bivio. Prendere la strada
dell’estrema serietà accademica consultando le infinite opere sull’argomento
e realizzare un autorevole volume. Oppure leggere l’essenziale e produrre un
agile volumetto di un centinaio di pagine per spiegare l’origine e l’evoluzione
di un fenomeno che ha attraversato la storia dell’umanità per arrivare con
tutto il suo vigore fino a noi. Qui si è scelta la seconda via e si proverà a
raccontare il vampiro in poco più di cento pagine, dalla sua apparizione alla
sua diffusione antropologica e folkloristica, dall’esordio in letteratura agli
epigoni cinematografici e televisivi fino alla definitiva trasformazione in icona
immortale.