Il Gatto Nero di Federica Marchetti Sito sul giallo e dintorni
Quando correvo su e giù per l’Italia dietro ai Litfiba (edizioni Il Foglio, 2014) Non amo i libri autobiografici, li tollero unicamente di grandi personaggi e leggo solo quelli scritti dai miei beniamini, scrittori, musicisti e attori che amo e seguo. Non ho mai tenuto un diario ho mai pensato di scrivere le mie memorie. Non sono un personaggio persona cos interessante da intrattenere con il racconto della mia vita. Niente di più banale e noioso. Sarebbe anche presuntuoso e questo non voglio che sia. Eppure c’è un periodo della mia vita che vorrei mettere nero su bianco, solo per ripensarlo con ironia e raccontarlo. Ora ho deciso che il momento di scrivere di quegli anni con affetto è arrivato e di rispondere all’insistente domanda che mi si rivolge da allora. “Dai perché non scrivi qualcosa su quegli anni passati dietro ai Litfiba? Ma perché scrivere un libro su quegli anni? A chi può interessare? Non lo so. Ho solo voglia di ricordare quei brividi, quelle fughe da casa, in un’epoca dove non c’erano telefonini, skype, internet, i-pod, i-pad, wifi, facebook, post o tag. Forse questa è la mia maniera un po’ demodé di condividere ancora una volta quelle scorribande con chi avrà la compiacenza di leggere tra le righe l’affetto che nutro ancora per la mia gioventù, dalla quale sono strafelice di essere uscita, e per quei signori fiorentini che tanto hanno ispirato. Ma ci tengo a precisare un cosa, fin dalla prima pagina: questo non è un viaggio nella nostalgia. È l’occasione per celebrare una band tanto amata che, dopo più di trent’anni e tante peripezie, è ancora on the road. Voglio ricordare quel periodo come un privilegio, quello di conoscere e seguire da vicino, per mezza penisola, un gruppo che con la sua musica mi ha aperto la via verso nuove direzioni.
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Quando correvo su e giù per l’Italia dietro ai Litfiba (edizioni Il Foglio, 2014) Non amo i libri autobiografici, li tollero unicamente di grandi personaggi e leggo solo quelli scritti dai miei beniamini, scrittori, musicisti e attori che amo e seguo. Non ho mai tenuto un diario né ho mai pensato di scrivere le mie memorie. Non sono un personaggio né persona cos interessante da intrattenere con il racconto della mia vita. Niente di più banale e noioso. Sarebbe anche presuntuoso e questo non voglio che sia. Eppure c’è un periodo della mia vita che vorrei mettere nero su bianco, solo per ripensarlo con ironia e raccontarlo. Ora ho deciso che il momento di scrivere di quegli anni con affetto è arrivato e di rispondere all’insistente domanda che mi si rivolge da allora. “Dai perché non scrivi qualcosa su quegli anni passati dietro ai Litfiba? Ma perché scrivere un libro su quegli anni? A chi può interessare? Non lo so. Ho solo voglia di ricordare quei brividi, quelle fughe da casa, in un’epoca dove non c’erano telefonini, skype, internet, i-pod, i-pad, wifi, né facebook, post o tag. Forse questa è la mia maniera un po’ demodé di condividere ancora una volta quelle scorribande con chi avrà la compiacenza di leggere tra le righe l’affetto che nutro ancora per la mia gioventù, dalla quale sono strafelice di essere uscita, e per quei signori fiorentini che tanto hanno ispirato. Ma ci tengo a precisare un cosa, fin dalla prima pagina: questo non è un viaggio nella nostalgia. È l’occasione per celebrare una band tanto amata che, dopo più di trent’anni e tante peripezie, è ancora on the road. Voglio ricordare quel periodo come un privilegio, quello di conoscere e seguire da vicino, per mezza penisola, un gruppo che con la sua musica mi ha aperto la via verso nuove direzioni.